L’insediamento di Donald Trump come quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti ha dato l’avvio a una nuova fase storica per l’America e per il resto del mondo. Alla sorpresa per la sua elezione è subentrata una nervosa attesa per i riflessi che si avranno nella politica interna e nella politica internazionale, in conseguenza dei primi atti del nuovo Presi- dente, se dovesse dare attuazione al suo programma elettorale. Al di là del mantenimento delle promesse elettorali, c’è da attendersi un periodo di aspri conflitti, determinato anche dalla crisi del rapporto di fiducia tra elettorato e classe dirigente che ha determinato la vittoria elettorale del primo Presidente che non ha mai ricoperto incarichi politici o militari.

La nuova ‘Resistenza’, che si è manifestata in modo impressionante nella manifestazione del giorno dopo l’insediamento, ha messo in evidenza la divisione netta tra ‘due Americhe’, le donne e gli uomini, i giovani e gli anziani, le minoranze e i bianchi, la popolazione urbana e quella rurale. Trump ha ‘risvegliato’ il popolo, soprattutto femminile, che non accetta le prese di posizione ricorrenti della campagna elettorale: la misoginia, il razzismo, l’islamofobia, l’antisemitismo, l’isolazionismo, le politiche contro lo stato sociale e l’ambiente e che vuole difendere il ‘sogno americano’, il sogno di continuare a vivere in una società in cui le libertà e i diritti siano garantiti per tutti i cittadini, in un mondo aperto e di pace. Nella manifestazione organizzata dal movimento femminista sono riecheggiate le parole di Barack Obama nell’ultimo video rivolto alle famiglie americane da Presidente: “Non possiamo dare per scontata la nostra democrazia e dobbiamo, tutti noi dobbiamo, essere guardiani di questa democrazia”.

Nel nuovo scenario aperto dalla Presidenza Trump stupisce il silenzio dell’Europa, ripiegata su se stessa. Di fronte a un’America protezionista e ‘patriottica’, l’Europa accusa il colpo e sembra incapace di reagire. Anche se il mondo post- guerra fredda del multilateralismo occidentale rischia di essere definitivamente travolto, l’Europa sembra incapace di riorganizzarsi e di ripensare a nuove regole e nuovi Trattati, a nuove politiche, mentre i movimenti euroscettici e anti- sistema potrebbero guadagnare consensi nelle elezioni che ci saranno nel 2017 in alcuni degli Stati più importanti dell’Unione Europea.

Generazioni di italiani e di europei hanno guardato all’America con gli occhi della fiducia e della speranza, alimentate da scrittori, pensatori, musicisti, artisti, politici che il ‘mito americano’ lo hanno costruito giorno per giorno. Agli interrogativi con cui si apre l’era Trump vogliamo dedicare riflessioni e stimoli ad ampio spettro discutendone con il professore Alessandro Portelli dell’Università la Sapienza di Roma, il professore Guerino D’Ignazio, Unical.

Guerino D’Ignazio è professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato, Università della Calabria e insegna Diritto Pubblico Anglo-americano.

È autore fra l’altro di Politica ed amministrazione negli Stati Uniti d’America; L’elezione di Obama tra multiculturalismo e ‘nuovo’ melting pot; Dal melting pot al multiculturalismo.

Tensioni e mutamenti nell’esperienza federale degli Stati Uniti d’America; Corte Suprema e giustizia costituzionale negli Stati Uniti d’America: i principi fondamentali del disegno costituzionale.

Alessandro Portelli ha insegnato Letteratura Angloamericana alle università di Siena e di Roma “La Sapienza”. Ha fondato e presiede il Circolo Gianni Bosio per la conoscenza critica e la presenza alternativa delle culture popolari. È autore di numerosi studi di argomento americanistico (Il testo e la voce,1992; America dopo, Immaginazione e immaginario, 2002; Canoni americani, 2007; America profonda, 2011) e di storia orale (L’ordine è stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, 1999). Ha scritto di musica popolare (Memorie urbane. Musiche migranti in Italia, 2013) e ha recentemente curato Calendario Civile. Per una memoria laica, popolare e democratica degli italiani.