Descrizione Progetto

Nel programma delle attività legate alle tematiche ambientali rientrano alcuni seminari e workshop che danno continuità alle iniziative svoltesi nello scorso 2014 con il coordinamento della direzione scientifica del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria.
In una programmazione che ancora non è conclusa sono previsti:

Basta la conoscenza a superare l’emergenza costiera?
Le coste rappresentano in Calabria un patrimonio importantissimo per il loro interesse storico, culturale e turistico. Nella nostra regione lo sviluppo delle coste risulta fra i maggiori in Italia, con una lunghezza superiore ai 700 km e con il 40% circa in condizioni di evidente arretramento nel corso degli ultimi venti anni. Le cause di tale tendenza erosiva risultano dipendere da una serie di fattori, sia naturali che antropici, e che possono agire con tempi differenti. Tra le principali fonti di erosione delle spiagge, con scale temporali di qualche anno e che inducono potenziali soluzioni ingegneristiche per il contenimento di questo fenomeno, si annovera il trasporto di sedimenti da riva verso il largo per effetto di mareggiate, sempre più frequenti e significative nei periodi invernali. In secondo luogo, è importante considerare l’errata sistemazione idraulica dei bacini idrografici come nei casi della presenza di opere trasversali ai corsi d’acqua, che hanno comportato una notevole riduzione del naturale trasporto solido in corrispondenza delle foci fluviali; l’errata progettazione e disposizione di opere costiere quali porti, pennelli e barriere frangiflutto per il contenimento dell’erosione costiera. Esistono inoltre altri fenomeni che inducono arretramento delle spiagge, quali l’innalzamento del livello medio del mare a causa dei cambiamenti climatici, i fenomeni tettonici di abbassamento della costa, e la subsidenza naturale e indotta, ma che tuttavia esulano dalle attività di tutela della fascia costiera poiché si manifestano su scale temporali molto elevate.
Sullo sfondo, resta comunque una mancata politica di protezione delle coste e dei bacini fluviali, considerati come veri e propri territori di “saccheggio”.
In Calabria da alcuni anni si è arrestata la devastazione dei territori costieri e, oggi, il quadro cui riferirsi è quello di un territorio molto compromesso, in presenza di risorse finanziarie non sufficienti e con il pericolo che interventi pensati per la difesa possono diventare, se mal progettati, ulteriori elementi di crisi.
Gli enti preposti hanno avviato una attività di pianificazione e di gestione della fascia costiera attraverso una serie di piani ad hoc e di linee guida per una corretta progettazione, sulla base dell’analisi dello stato di diverse unità e sub-unità fisiografiche e della definizione dei livelli di rischio costiero per effetto di azioni naturali e antropiche. Tuttavia la salvaguardia delle coste risulta essere complessa e dipendente dall’insieme di accurati studi specialistici per la corretta modellazione meteomarina, morfologica e morfodinamica e delle interazioni che la costa stessa presenta con le crescenti attività umane che interagiscono con essa. Occorre pertanto un rinnovato sforzo collettivo fra Enti regionali, Università e professionisti del settore ai fini di una corretta e duratura programmazione e gestione economica di questa risorsa, a fronte di costosi e spesso difficoltosi lavori di costruzione di opere a difesa costiera e di un monitoraggio a scala almeno stagionale per verificare l’efficacia delle opere progettate in termini di stabilizzazione e di eventuale avanzamento degli arenili.
Il seminario – rivolto ad amministratori, tecnici, studiosi, docenti, ricercatori, operatori nei diversi settori – può svolgere un ruolo importante nel tracciare un percorso orientato alla definizione di nuovi modelli sostenibili per la gestione integrata del territorio costiero.
Il seminario prevede le relazioni del prof. Paolo Veltri (Università della Calabria) sullo stato delle coste calabresi e del prof. Leonardo Damiani (Politecnico di Bari) sullo stato delle coste pugliesi, e gli interventi tecnici dell’ing. Salvatore Siviglia (Autorità di Bacino della Regione Calabria) e dell’ing. Francesco Aristodemo
(Università della Calabria). A seguire è programmata una tavola rotonda aperta al pubblico, moderata dal prof. Paolo Veltri.

Le alluvioni in città
Il prof. Renzo Rosso (Università di Milano) svolge la lezione magistrale presentando il libro Bisagno. Il fiume nascosto.
La lezione magistrale del prof. Rosso trae spunto dalle alluvioni della città di Genova e dai disastri ambientali che avvengono con ripetuta frequenza nei centri urbani, sempre più esposti a eventi che sono solo in parte la conseguenza di effetti climatici e che, invece, devono ascriversi a vere e proprie violenze subite dai fiumi in ambiente urbano e periurbano, costringendo i loro corsi naturali a restringimenti, canalizzazioni, deviazioni di percorso che hanno profondamente alterato il loro stato. Il tutto è avvenuto in contemporanea alla crescita delle aree urbanizzate che, già da sola, è all’origine dell’aumento dei deflussi superficiali.
A partire dal recente caso di Genova, grave perché ha messo a nudo tutto un insieme di fenomenologie fisiche, procedurali, comportamentali che possono replicarsi in qualsiasi momento in qualsiasi posto d’Italia e in Calabria ancora di più, la riflessione che nasce dalla lettura del libro è a cavallo fra la cronaca, la storia, la saggistica. Una pioggia violenta e intensa (giusto per usare termini giornalistici) di 400 mm in un solo giorno è la manifestazione di eventi frutto di mutamenti climatici ai quali ci dobbiamo abituare (tanto per capirci la precipitazione media in Calabria è di 1000 mm all’anno), ma non può creare alibi per coloro che dovevano difendere il territorio e non l’hanno fatto.
Per la prevenzione del rischio idrogeologico, la Calabria approvò nel 2010 un piano straordinario – APQ – di 220 milioni di euro, con i quali non si sarebbe certo messo in sicurezza un territorio di per se sfasciato, frantumato e reso ancor più vulnerabile dall’abbandono delle terre, dalla cementificazione selvaggia, da
crescite urbanistiche senza alcun senso, da occupazioni del suolo sbagliate. L’arroganza derivante dalla convinzione che con le conoscenze e le tecnologie moderne
si potesse fare a meno del rispetto del territorio e della cura, che gli antichi guardiani della natura (contadini, stradini, cantonieri, guardie forestali) avevano come compito, ha portato a situazioni in cui ognuno ha alibi per quello che non fa o che ha fatto male o che ha fatto fuori tempo massimo.
Manca forse la cultura dei problemi? Manca la conoscenza? Manca una classe tecnica in grado di enucleare i problemi e porre soluzioni per essi? L’Unical laurea ogni anno decine di giovani in ingegneria e geologia con solida preparazione nel campo civile, ambientale, geologico, che spesso vengono adoperati come manovalanza intellettuale per reggere un sistema amministrativo e burocratico che è al collasso.
Tutto accade in presenza di norme che, invece di agevolare l’azione, la frenano, la rallentano, la rendono talvolta impossibile. Una miriade di norme, in luogo di rendere più trasparenti i processi di approvazione e controllo delle opere, finisce col provocare stalli e confusione: ciascun portatore di interessi, legittimi e meno legittimi, esercita i suoi interventi non ad adiuvandum, ma in senso talvolta distruttivo.
Che fare, allora? Ci sono troppe leggi, troppi regolamenti stridenti e fra loro non convergenti, troppi controlli incrociati spesso formali e concepiti solo per dare poteri di veto e basta, chi dovrebbe decidere è spesso terrorizzato da errori che rischia di pagare di persona sul piano penale. Insomma, è necessario un intervento
davvero straordinario, di norme e procedure.
Alla presentazione del libro segue una tavola rotonda con gli interventi del prof. Massimo Veltri e del prof. Francesco Macchione. Il seminario è coordinato dal prof. Paolo Veltri.

Amministratori e cittadini di fronte agli allertamenti della Protezione Civile
Il seminario riguarda le sempre più riconosciute emergenze che si riscontrano in ambiente urbano ed extraurbano in corrispondenza di eventi alluvionali e franosi. Tanto centri abitati che realtà insediative oltre che infrastrutturali e sull’intero territorio nazionale ogni anno sono colpiti da catastrofi di cui solo in parte sono responsabili eventi meteorici particolarmente intensi. Gran parte di colpevolezza è da rinvenire, infatti, per un verso nel progressivo affievolimento della cultura, della previsione e della prevenzione; per altro nell’occupazione indiscriminata di suolo. Le politiche – e le azioni – necessarie per far fronte a un insieme di situazioni che registra perdite umane, devastazioni, danni ingenti possono essere individuate grazie a una combinazione virtuosa che vede fra gli attori principali la Protezione Civile, il contributo della comunità scientifica, amministrazioni centrali e periferiche attente e rispettose dei vincoli fisici e urbanistici.
Il seminario prevede la relazione del prof. Pasquale Versace e una tavola rotonda con la partecipazione di un dirigente della Protezione Civile nazionale, del
prof. Massimo Veltri e del prof. Paolo Veltri.